L’intrattenimento può assumere le forme più diverse, talvolta inaspettate. L’importante è che riesca a coinvolgere il pubblico e a tenerlo incollato allo schermo. Ci sono alcune trasmissioni che si situano in un luogo incerto: né spettacolo, né informazione, né approfondimento. Questi format si occupano del racconto e della condivisione di storie dove la gente comune mette a nudo i suoi sentimenti. A seconda del taglio del programma, del conduttore e della fascia oraria, i ritmi e le modalità con cui vengono raccontate, scandite e “scandagliate” queste storie possono essere molto diversi. In comune, c’è la voglia di portare sul palcoscenico personaggi noti o perfetti sconosciuti, che si raccontano (quasi) senza nessun filtro.
I sentimenti in TV
A chi disdegna l’intrattenimento fatto di persone comuni e delle loro storie di tradimenti, litigi da appianare e sentimenti da dimostrare, si ricorda, senza troppi giri di parole, che il format di C’è Posta per Te, giunto ormai alla sua ventiseiesima edizione, ha chiuso il 2021 con punte del 30% di share. Questo programma rappresenta un unicum per quanto riguarda la sua formula, che rimane sempre sostanzialmente uguale, quasi a scandire una ritualità rassicurante e familiare.
Nello storico Carramba che Sorpresa della compianta Raffaella nazionale, l’incontro – dopo decenni di vite separate – di parenti alla deriva per il mondo, era accompagnato in modo giocoso dall’allegria della conduttrice, nonché dagli studi agghindati a festa e dai lustrini del sabato sera. Nel programma della De Filippi, invece, la dimensione è molto più intima, a partire dal racconto delle storie affidato alla voce di Maria. Mentre lei legge testi emozionanti senza inflessioni di voce o tentativi di interpretazione, la regia inquadra il volto del “richiedente perdono”, che non saprebbe – nell’emozione di luci, pubblico e diretta – articolare discorsi tanto lineari e completi.
Divertimento, condivisione, lacrime e successo
Sul segreto del successo di questa tipologia di trasmissioni spesso si parla in termini di identificazione dello spettatore, che non si sente lasciato solo nelle sue piccole infelicità quotidiane, sapendo che ci sono altre persone che soffrono come (e forse di più) di lui. I più critici vedono invece una specie di sadismo di chi si ciba delle disgrazie altrui, e più sono torbide e meglio è. Forse, ciò che rende questa formula vincente, è proprio anche l’umanità, imperfetta e irripetibile, di chi si trova per la prima e ultima volta ad essere protagonista in prima serata. In un certo senso, una celebrazione della “normalità” che, una volta tanto, si porta a casa qualche applauso.
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